Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge, che consta di un unico articolo, nasce come assoluta priorità per correggere una norma approvata in scadenza della XIV legislatura nell'ambito di un provvedimento (la legge n. 43 del 2006, che ha in parte modificato il decreto legislativo n. 502 del 1992) che, come si evince dallo stesso titolo, è assolutamente estraneo rispetto alla disposizione contenuta al comma 5 dell'articolo 2 della stessa legge.
      Infatti la legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante «Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali» non avrebbe per nulla dovuto riguardare i criteri di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie locali (ASL); e, invece, è stata introdotta, nel corso dell'iter della legge nel suo passaggio al Senato della Repubblica, una norma che interviene proprio su questo delicatissimo punto.
      Il comma 5 dell'articolo 2 della legge n. 43 del 2006 prevede infatti la seguente modifica in materia di requisiti per la nomina a direttore generale delle ASL, che recita testualmente: «All'articolo 3-bis, comma 3, lettera b), del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: ", ovvero espletamento del mandato parlamentare di senatore o deputato della Repubblica nonché di consigliere regionale"».
      Quando come forze di centro-sinistra ci siamo accorti di questa modifica eravamo di fronte a un bivio molto delicato. O fare saltare l'approvazione di una legge attesa da decine di migliaia di operatori della sanità per l'istituzione dei relativi ordini professionali in materia di professioni sanitarie

 

Pag. 2

infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione; o impegnarsi da subito per eliminare dal testo questa norma impropria introdotta in maniera surrettizia e con un metodo non molto ortodosso.
      I media, sia nazionali sia locali, hanno dato molto risalto alla norma, che con questa proposta di legge si intende abrogare, rappresentandola, anche con alcuni eccessi, come atto di prepotenza politica e soprattutto partitica nei confronti della sanità. Voglio però ricordare che nella scorsa legislatura abbiamo scongiurato un provvedimento ben più pericoloso per il Servizio sanitario nazionale, il cosiddetto «disegno di legge sul governo clinico», fortemente voluto dalla destra prima dal Ministro della salute Sirchia e poi dal suo successore Storace, che solo la grande capacità di mobilitazione dell'opposizione, delle regioni e dei sindacati ha scongiurato.
      In campagna elettorale mi sono assunta nei confronti degli elettori e dell'opinione pubblica, anche con altre colleghe del centro-sinistra, l'impegno di intervenire a correggere la normativa all'insediamento del nuovo Parlamento.
      Questa proposta di legge è quindi l'atto consequenziale all'impegno assunto in campagna elettorale ed è per queste ragioni che si intende avviare, come Ulivo e come Unione, questa legislatura all'impronta della trasparenza e del recupero della funzione fondamentale del Servizio sanitario nazionale pubblico nel sistema di welfare del nostro Paese, da cui bisogna estromettere la cattiva politica della lottizzazione e dare finalmente cittadinanza alla buona politica della programmazione al servizio della persona e del suo bisogno di salute, con la piena e indispensabile valorizzazione dei professionisti e degli operatori della sanità che escono da cinque anni di mortificazioni.
      Sono certa che questa iniziativa legislativa troverà ben più ampio consenso dello schieramento politico cui appartengo e anche per questo confido che possa essere approvata nel più breve tempo possibile.
 

Pag. 3